Domenica, 12 luglio 2020, si è celebrata la giornata internazionale del mare.
Il mare si accompagna sempre all’idea della libertà, dello sguardo oltre l’orizzonte, dell’ampiezza, dei grandi respiri, dell’umanità che cerca sempre di allargare il suo sguardo alla ricerca di nuove esperienze, di nuovi incontri, di nuove civiltà.
Tuttavia il nostro Papa è apparso solo e sofferente quando la sua voce si è incrinata accennando a S. Sofia e al suo dolore per la scelta di Erdogan che ha deciso ritrasformare l’ex basilica, oggi patrimonio dell’umanità, in moschea : “Il mare mi porta lontano, penso a Istanbul, penso a Santa Sofia, sono molto addolorato”.
Questa decisione rappresenta un atteggiamento di chiusura verso il mondo occidentale, verso la cultura dell’incontro, dell’accoglienza della civiltà e contro di essa molte voci si sono levate, dai Padri ortodossi all’Unesco,
.Il Consiglio mondiale delle chiese (Cec) ha scritto al presidente turco Recep Tayyip Erdogan esprimendo “dolore e sgomento” per la sua decisione di convertire Santa Sofia in una moschea.
Ioan Sauca, segretario generale ad interim della Cec, scrive nella lettera che dal 1934 Santa Sofia “è stata un luogo di apertura, incontro e ispirazione per persone di tutte le nazioni e religioni”.
La chiesa fu costruita per la prima volta 1.500 anni fa come cattedrale cristiana ortodossa e fu convertita in moschea dopo la conquista ottomana nel 1453. Nel 1935, tuttavia, divenne un museo ed è ora patrimonio mondiale dell’Unesco.
“Decidendo di riconvertire la Basilica di Santa Sofia in una moschea, si inverte quel segno positivo dell’apertura della Turchia, in un segno di esclusione e divisione”, prosegue, aggiungendo che purtroppo la decisione in Turchia è stata presa senza preavviso o discussione con l’Unesco in merito all’impatto della decisione sul valore universale di Santa Sofia.
Trasformare un “luogo emblematico” come Santa Sofia da un museo a una moschea “inevitabilmente creerà incertezze, sospetti e sfiducia, minando tutti i nostri sforzi per riunire persone di fedi diverse al tavolo del dialogo e della cooperazione”.
Questo succede quando l’uomo è sordo ai richiami dei valori universali per affermare sempre e comunque il suo potere, quando anche la religione è usata come strumento per raggiungere i propri miserabili scopi di sopraffazione, mascherandoli da mano tesa alle assurde richieste di un piccolo gruppo islamico.
E quanto accaduto ci fa riflettere ancora una volta su come la religiosità,il senso religioso, non si nutre di momenti prestabiliti, di preghiere vuote, di riti e di funzioni, ma guarda ed apre il cuore dell’uomo, allarga lo sguardo verso l’umanità alla ricerca del bisogno, fa stringere la mano di chi arriva, sa asciugare le lacrime di dolore, fa incontare, fa diventare terreno fertile capace “di distinguere, fra tante voci e tante parole, quella del Signore, l’unica che rende liberi”.